Geishe e Samurai
Da tempo immemore l immagine di una donna dolce, a completa disposizione, talvolta remissiva, comunque presente al 100 per 100, ha suscitato l'attrattiva
di molti uomini.
La gheisha sembra incarnare alle perfezione questo ruolo. La parola chiave della sua arte potrebbe essere questa: " devozione". Le lunghe ore di preparazione e di cura della sua immagine fanno parte di un rituale che potrebbe essere visto proprio come simbolo di tale devozione: quel tempo, pur in assenza dell'uomo, è tempo a lui dedicato e rappresenta la quintessenza del processo di seduzione, o comunque una parte importante di esso.
La gheisha è una donna che non chiede, dà soltanto. Se c'è una donna potenzialmente anti-ansia da prestazione, potrebbe essere lei. In lei e con lei l'uomo può rivivere un'illusione infantile di completo ascolto dei propri bisogni, lontana dagli elementi tipici di un rapporto invece adulto paritario, quali la negoziazione,
il compromesso, l'attenzione anche all'altro. Questo è il gioco recitato dalla geisha e dal suo amante, in realtà l equilibrio che sottostà alla loro relazione è
molto più complesso e grande è il potere nelle mani della gheisha, attorno alla quale ruota la completa attenzione del suo uomo: in fondo il suo piacere
dipende da lei.
Dal 18 aprile al 25 agosto 2013, Palazzo Ducale di Genova ospita una mostra che presenta 112 stampe fotografiche originali realizzate dai grandi interpreti giapponesi ed europei di quest'arte, agli albori della storia della fotografia, fra il 1860 e i primissimi anni del Novecento. L'esposizione si inserisce tra le iniziative promosse in occasione della quarta edizione di La Storia in Piazza (dal 18 al 21 aprile), il più importante festival di storia in Italia, dedicato quest'anno al tema "Identità sessuali".
L'iniziativa, dal titolo Geishe e Samurai. Esotismo e fotografia nel Giappone dell'Ottocento, è curata da Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano, e da Marco Fagioli, realizzata da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e da Giunti Arte Mostre Musei, in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano che conserva un archivio composto da di oltre 5.200 fotografie all'albumina colorate a mano, per metà circa contenute all'interno di oltre 90 coevi album-souvenir racchiusi da coperte splendidamente decorate da maestri dell'arte giapponese della lacca. Si tratta di una delle maggiori collezioni del genere esistenti al mondo. Raccolta con erudita passione da Marco Fagioli a partire dal 1973, la collezione è stata interamente acquisita nel 2012 dalla Fondazione 'Ada Ceschin Pilone' di Zurigo che l'ha destinata in comodato permanente al Museo delle Culture di Lugano.
La rassegna ruota attorno all'idea dell'uomo e della donna giapponesi, così come si sono formate nell'immaginario europeo dell'Ottocento, ritratto nelle fotografie della Scuola di Yokohama, sia nelle reali condizioni socio-culturali del tempo, attraverso i capolavori di uno dei più importanti capitoli della storia della fotografia - nata in Europa ma subito sperimentata in Giappone - proprio nel periodo in cui, abbandonando un isolamento che durava da trecento anni, il Paese del Sol levante si apriva all'America e all'Europa, influenzando, con le immagini e le espressioni della sua creatività, il gusto dell'intero Occidente.