Porno che piace alle DONNE

Fette, che è una giovane ragazza francese dai capelli lunghi e castani, legge, seduta a un piccolo banco, alcune pagine di Il soccombente di Thomas Bernhard. Arrivata al punto in cui Gould suona le Variazioni Goldberg di Bach, la sua voce si rompe e inizia a gemere. Una mano scosta di scatto il libro, l’altra si aggrappa stretta alla scrivania. Un piccolo balzo sulla sedia, la testa che si piega di lato, la bocca dischiusa. Se questo è l’effetto che fa leggere lo scrittore austriaco, c’è da riempire la nostra biblioteca. Invece, il segreto di tanto godimento è una mano invisibile che la stimola con un vibratore da sotto il tavolo. Secondo la rivista americana Cosmopolitan è questo, hystericalliterature.com, uno dei siti porno più apprezzati dalle donne. Ci si concentra sul proprio piacere, senza nessun esibizionismo o ansia di prestazione. Nel caso specifico, poi, la giovane beata è vestita di tutto punto.

Non che tra ragazze non si apprezzino cose, per così dire... più esplicite. Secondo gli ultimi dati di PornHub, tra gli assidui visitatori italiani, le donne sono circa il 23 per cento e hanno gusti molto diversificati. Le piemontesi si eccitano con il creampie (la visione dell’eiaculazione all’interno di ano o vagina), le emiliane con l’hentai (un sottogenere porno dei manga e degli anime giapponesi molto diffuso tra le asiatiche), le laziali e le friulane sembra vadano pazze per la categoria anal (non credo ci sia bisogno di spiegazione), le toscane per la gang bang (la classica ammucchiata) e le abruzzesi per i big dick (come biasimarle).

«Quando si tratta di porno, però, le statistiche lasciano il tempo che trovano», commenta Barbara Costa, da poco in libreria con Pornage. Viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo (Il Saggiatore). «I desideri sessuali sono talmente privati, unici, che è impossibile catalogarli. Per le donne, il porno sul web è scoperta, sperimentazione e, soprattutto, totale libertà, fidato antistress, gioco e divertimento da provare da sole o con un partner». D’altra parte, come ha rivelato un recente studio dell’Università Johannes Gutenberg di Mainz, le donne che apprezzano la pornografia sembrano essere più felici e soddisfatte. E il web, accessibile a ogni ora del giorno e garanzia di anonimato, sempre pronto a rispondere a tutte le curiosità, sembra lì per questo. Perché masturbarsi con una zucchina può essere piacevole, ma per evitare imbarazzanti corse al pronto soccorso è sempre meglio seguire l’apposito tutorial.

Su dorcelle.com, sito gestito da donne per donne, ci sono anche: una guida per sperimentare tutte le posizioni “vis à vis” (che poi scopri che guardarsi negli occhi non è poi così male); un trattato pedagogico per trarre tutto il gusto dalla fellatio e, naturalmente, i segreti della ginnastica sessuale, perché i muscoli pubococcigei possono dare un discreto benessere anche mentre si sta facendo la coda alla posta. Eppure c’è chi lamenta che, dopo tutti questi sforzi per andare incontro alle esigenze dell’estasi femminile, di passi avanti per assicurarci un cunnilingus eseguito con la necessaria perizia ne siano stati fatti pochi. Persino i bambolotti in silicone con pene bionico (ne arriverà uno da RealBotix entro la fine dell’anno) non sembrano programmati per questo. Aspetteremo fiduciose.

I gadget, invece, quelli sì che sono sempre più female-friendly. Si possono acquistare organizzando divertenti dimostrazioni stile Tupperware: solo che, invece dei contenitori per il formaggio, ci sono i sofisticati sex toys, con tanto di informazioni scientifiche su una sana vita sessuale, proposte dalle ormai cento consulenti di La Valigia Rossa. Con 179 euro si può compare, per esempio, Ora, l’unico massaggiatore al mondo in grado di simulare fedelmente le rotazioni circolari, gli impulsi e i baci del sesso orale. «Con un po’ di amiche giuste, queste vendite a domicilio diventano uno spasso», dice Valentina Maran, sex blogger e tester di sex toys. «I più richiesti sono quelli che tra noi ragazze chiamiamo i “succhia passera”, ovvero dei beccucci che mimano la suzione del clitoride. Geniale anche l’allenatore del pavimento pelvico, Elvie, formato da una pallina dotata di un sensore capace di valutare il grado di allenamento dei muscoli vaginali e di usarli per un gioco su un’app collegata».

In fondo, come afferma Barbara Costa: «Il porno è un mezzo di emancipazione femminile. All’inizio grazie a personaggi come Hugh Hefner, Larry Flynt e Lasse Braun, che per primi, negli anni Sessanta, hanno sfidato i tabù; poi, dagli anni Novanta, grazie a registe e attrici che hanno rivendicano il punto di vista femminile, come Erica Lust e Annie Sprinkle». Una nuova attitudine forse simile a quella che ci porta a “dare i voti” alle prestazioni dell’infallibile macho su adottaunragazzo.it, dove ogni maschio viene catalogato in collezioni più o meno nuove: i tatuati, gli stilosi, i palestrati, i Mr Chic. Lo scegli, lo metti nel carrello, e se dopo l’appuntamento lo riponi nello scaffale, il messaggio alle amiche è chiaro. Ma la Rete ha anche dilatato i tempi, e le età, per gli orgasmi perfetti. Sappiate che per la categoria Milf (Mother I’d like to fuck) c’è chi venderebbe la sua, di madre, e il futuro sarà sempre gravido di gioie se, come sembra, il genere Gilf (Granny I’d like to fuck), avrà sempre più estimatori. Del resto, al piacere non si comanda o, come recita un detto popolare, dove c’è gusto non c’è perdenza.

La mappa degli appetiti sessuali stilata da Costa nel suo libro è quanto mai variegata: c’è chi si eccita vedendo la propria “porno sosia” e chi arriva all’orgasmo facendo yoga (coregasm), anche se le donne sembrano volere una cosa su tutte: squirtare. L’eiaculazione femminile, sacra già ai tempi di Ippocrate e Pitagora, santificata da certe etnie africane, sarebbe stata sperimentata con successo da alcune fortunate, mentre altre la considerano una vera utopia. Come dice Costa, non resta che continuare a provare e riprovare. Ricordando che ci vogliono 237 muscoli per fingere un orgasmo, ma solo 15 per dire: «Si chiama clitoride ed è proprio lì».

[di Manuela Mimosa Ravasio per ELLE]