Neuroscienze, olfatto e sessualità
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un crescente interesse da parte delle neuroscienze nei confronti del comportamento sessuale umano, in particolare per ciò che riguarda l’attrazione sessuale ed i correlati anatomo-fisiologici coinvolti.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato come l’attrazione sessuale sia accompagnata da un incremento nei livelli delle sostanze anfetaminosimili, in particolare la feniletilamina (Liebowitz, 1983), che agiscono nel nostro organismo inducendo un rilascio di dopamina, la quale a sua volta innalza le concentrazioni di testosterone, l’ormone del desiderio sessuale.
Le aree cerebrali coinvolte nel processo di eccitazione sessuale, come messo in luce da uno studio condotto nel 2000 da Redoute su una popolazione di uomini esposti a stimoli visivi di crescente provocatorierà sessuale, sarebbero in particolare situate nella corteccia, nel nucleo caudato e nell’ipotalamo e cioè: corteccia temporale inferiore, corteccia orbitofrontale destra, giro del cingolo anteriore sinistro, lobo destro dell’insula, nucleo caudato esterno.
Studi successivi, condotti con tecniche avanzate di neuroimmagine, hanno evidenziato come l’esposizione visiva a stimoli erogeni determini una maggiore attivazione nei soggetti di sesso maschile rispetto ai soggetti di sesso femminile (Costa, 2003) e, con l’obiettivo di comprendere in quali regioni cerebrali avesse origine tale differenza, è stato rilevato come negli uomini si produca una più marcata attivazione a livello delle regioni occipitali, dell’amigdala e dell’ipotalamo (Hamann, 2004).
Sebbene di notevole interesse, i risultati degli studi menzionati presentano un limite non trascurabile: essi utilizzano stimoli esclusivamente visivi - fotografie e filmati, portando con sé il bias (cioè la distorsione) che tali stimoli comportino per ciascun individuo la stessa portata evocativa.
Questo implica che non venga tenuto conto della grande variabilità intersoggettiva che interviene nella percezione e nell’interpretazione dello stimolo valutato come “erotico”: infatti, non solamente gli stimoli visivi costituiscono fonte di attivazione e di eccitazione, quanto anche gli stimoli sonori, tattili, olfattivi, linguistici e motori.
A tal proposito già studi più antichi (Imbasciati, 1987) avevano mostrato come gli individui di sesso maschile fossero più suscettibili a stimolazioni erotiche di carattere visivo, mentre gli individui di sesso femminile mostravano una maggiore rispondenza a stimolazioni erotiche tattili, olfattive e sonore.
Il corpo umano reagisce sessualmente in base a ciò che il cervello elabora come “stimolo erotico”, dunque la stessa stimolazione (es: il medesimo odore, la medesima fotografia, lo stesso suono etc…) non necessariamente elicita risposte di tipo eccitatorio in tutti gli individui e non necessariamente della stessa intensità.
Una considerazione a parte meritano gli stimoli di natura olfattiva che infatti, come già dimostrato negli anni ’70 da Watson, giocano un ruolo fondamentale nelle interazioni umane, in particolare in quelle sessuali. Sappiamo che ogni individuo possiede un proprio odore, che assume valenza di segnale comunicativo e di veicolo di significati nel rapporto con l’altro.
Questo tipo di comunicazione olfattiva si basa sul fatto che ciascuna persona percepisce l’odore altrui grazie a specifiche molecole volatili emesse dalla pelle, in particolare dalle ghiandole apocrine, ed alcune ricerche (Imbasciati, 1993) hanno mostrato proprio come questo dialogo olfattivo possa essere alla base delle dinamiche di attrazione e repulsione a livello sessuale.
Per molto tempo l’olfatto è stato considerato come un senso ausiliario, secondario rispetto alla vista ed al tatto, ma oggi sempre maggiore attenzione viene attribuita alla percezione olfattiva ed alla sua dimensione edonica nella percezione e nella creazione dei ricordi, in particolare con riferimento a ricordi di natura erotica e sessuale. Basti pensare all’importanza rivestita in tale processo da parte dei feromoni (dal greco phero=portare e hormao=eccitare), ossia sostanze biochimiche prodotte da ghiandole esocrine che sono emesse dagli organismi viventi con la funzione di inviare segnali ad altri individui della stessa specie.
La produzione dei feromoni sembra essere legata, come mostrano alcuni studi (Gangestad, 2004), al naturale sistema di difesa dell’organismo: l’attrazione olfattiva tra due persone aumenterebbe quanto più forte è la compatibilità riproduttiva dei rispettivi sistemi immunitari. Nel corso di questi studi, è stato richiesto ad alcune donne di annusare magliette indossate in precedenza da uomini diversi, con il compito di scegliere quelle con l’odore più piacevole. I risultati hanno evidenziato come le donne tendessero a preferire l’odore di uomini con profili immunitari diversi dai loro e dunque più riproduttivamente compatibili, in ottica evolutiva.
Questi risultati si posizionano in linea con quanto emerso da ulteriori ricerche (Rantala, 2006) che mostrano come le donne, durante l’ovulazione, valutino come più sexy, più attraente e più virile l’odore di uomini definiti dalle stesse come “dominanti”. È lecito ipotizzare che tale preferenza possa essere il frutto di un processo evolutivo che ha trasmesso, nel tempo, alla donna la predisposizione a scegliere partner dominanti, al fine di garantire la scelta migliore, in termini di trasmissione genetica, per massimizzare il bene della prole proprio nel momento in cui la possibilità di concepimento è massima (periodo dell’ovulazione).