L'autunno dai centomila colori

La menopausa: l’autunno dai centomila colori. Menopausa è il termine con cui viene comunemente indicato il climaterio, cioè il periodo della vita della donna in cui cessano le mestruazioni. Non si tratta ovviamente di una condizione medica, né tanto meno di una malattia, ma di un momento fisiologico della vita della donna, che coincide con il termine della sua fertilità.

Nella cultura occidentale spesso questo delicato momento è vissuto con disagio, quasi con stigma, e la perdita delle mestruazioni corrispondesse per molte donne ad un’esperienza di perdita in senso più ampio, ad uno svuotamento, ad un lutto. In un certo senso è come se non fossero soltanto le ovaie a “smettere di funzionare”, ma questa perdita di funzionamento riguardasse la donna più in generale che passa da una posizione di “potenza”, quella di generare la vita, ad una nuova condizione di “non utilità”.

Volendo utilizzare una metafora, potremmo dire che la concezione occidentale della menopausa identifica questo momento con il “tramonto del corpo” o meglio ancora con il “tradimento del corpo”, un corpo che, con l’incalzare dell’orologio biologico, si modifica nella sua conformazione, trasformandosi e prendendo le distanze dall’immagine corporea di sé a cui si era affezionati.

Bruno Rusticali, fisiopatologo della riproduzione, definisce questo fenomeno tipico della nostra società come “menopausa punita”, contrapponendolo ad una concezione diversa, quella della “menopausa premiata” che è invece diffusa in altre culture, come quella islamica, cinese ed indiana.

Nella cultura islamica il climaterio corrisponde infatti ad una vera e propria “promozione di ruolo” per la donna che, non più impura, acquisisce autorevolezza, entrando nella cerchia dei saggi e guadagnandosi la potestà sulle altre mogli e sui loro figli. Mi sembra interessante in tal senso riportare un versetto del corano che afferma quanto segue: “le donne in menopausa, che non sperano più di sposarsi, non avranno colpa alcuna se abbandoneranno i loro veli, senza peraltro mettersi in mostra, ma se saranno pudiche, meglio sarà per loro.”

In Cina la menopausa coincide con la perdita del “flusso dell’acqua celeste” e sancisce il passaggio della donna in una fase detta “seconda primavera.” L’immagine della primavera evoca dentro di noi l’archetipo della rinascita ed infatti, nella cultura cinese, le “donne con il ventaglio” vivono un vero e proprio momento di rinnovamento personale. Con il climaterio le energie e le forze prima destinate alla riproduzione possono finalmente essere impiegate a favore di sé stesse, per coltivare l’intuito, la saggezza e la sensibilità. Lo yin e lo yang si riequilibrano e la donna acquisisce nuovo vigore mentale ed emozionale, dedicandosi ad aspetti dell’esperienza fino a quel momento trascurati.

Il concetto di menopausa come ponte verso la spiritualità è presente anche nella cultura indiana. In India l’immagine evocativa della donna che entra in menopausa è quella della Dea Kalì che danza sopra ad un cadavere, simboleggiando il cambiamento e la trasformazione. È grazie a questo passaggio che la donna accede ad una dimensione di superiorità e ad una maggiore intimità con il proprio mondo interiore, potendo dispiegare appieno il proprio potere ed assumere le vesti della sacerdotessa, della guaritrice e della veggente.

Personalmente sono molto affascinata da queste rappresentazioni della donna che, pur nelle loro differenze, si avvicinano tra loro e si tengono per mano attraverso un indissolubile filo rosso, intrecciato di valorizzazione, riconoscimento e rispetto. È un filo prezioso che danza tra i capelli delle donne, energico, vitale, intriso di magia.

Mi piace pensare che ciascuna donna, una volta arrivata all’alba della sua menopausa, possa recarsi in aeroporto, acquistare un biglietto di sola andata e scegliere quale “paese” visitare, quale cultura fare sua, portando con sé in valigia un ventaglio o un Hanfu cinese, oppure la cintura di serpenti della Dea Kalì, oppure ancora uno Jilbab. Mi piace immaginarle muoversi nei loro abiti tra le sale da thè, i mercati, i templi, testimoniando con orgoglio il proprio corpo e il proprio potere. Le posso vedere tutte: sono lì, ridono, si scostano i capelli, si appuntano uno scialle sulla spalla mentre si fanno tingere le mani. Sono, come scrive Comte de Bussy in una lettera a Madame Sevigné, l’autunno dai centomila colori: “'la giovinezza non ha che il verde mentre noi dell'autunno abbiamo centomila colori, uno più bello dell'altro'.

Vorrei concludere con le parole della poetessa Alda Merini: “La menopausa è il periodo dorato dell'amore”. Possiamo pensare che questi versi siano stati intesi dalla loro autrice come un invito per noi donne a coltivare un sentimento di amore pieno, consapevole e maturo verso noi stesse e, di conseguenza, verso gli altri che ci circondano e che amiamo.