Violenza sulle DONNE (parte 1)

Durante l’ultimo periodo, in particolare durante il corso di quelle che tutti conosciamo ormai come “fase uno” e “fase due”, si è spesso sentito parlare della violenza tra le mura domestiche e di come, in conseguenza del “lock-down” e del “post-lock-down”, questo fenomeno abbia rischiato di aggravarsi ed intensificarsi con il favore delle “tenebre del confinamento”.

Psicologi, medici, sociologi, politici ed opinionisti si sono espressi denunciando a voce alta questo rischio allarmante ma, di fatto, ben poco è stato concretamente realizzato per gestire questa emergenza che merita di essere affrontata seriamente. Senza volerci addentrare in polemiche o inquisizioni che non pertengono a questa sede, vogliamo semplicemente esprimere alcune considerazioni sul tema, con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico che legge e con l’intento di fare luce su alcune dinamiche psicologiche che si nascondono, più o meno velatamente, dietro al fenomeno della violenza sulle donne.

L’ultimo  rapporto dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dal titolo “Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne: diffusione e conseguenze sulla salute degli abusi sessuali da parte di un partner intimo o da sconosciuti” (link disponibile qui http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_942_listaFile_itemName_0_f... ), evidenzia come la violenza contro le donne costituisca “un problema di salute di proporzioni globali enormi”. Redatto in collaborazione con la London School of Hygiene & Tropical Medicine e la South African Medical Research Council, il rapporto analizza i dati sulla diffusione della violenza femminile a livello globale, inflitta sia da parte del proprio partner, sia da sconosciuti.

Da tale rapporto emerge chiaramente che l’abuso, sia esso fisico o sessuale, rappresenta un serio problema sanitario che interessa oltre il 35% delle donne in tutto il mondo e, dato di natura sconfortante, ad infliggere la violenza risulta essere in un terzo dei casi un individuo intimo molto vicino alla donna. Gli atti di violenza e di abuso assumono diverse forme e possono essere perpetrati con differenti modalità.

A fini semplificativi è possibile catalogare tali atti entro cinque grandi categorie:

  • violenza fisica: riguarda qualsiasi atto mosso dall’intenzione di ferire o intimidire la vittima. Ne sono un esempio il lancio di oggetti, le percosse, i colpi inferti con armi o altri strumenti, gli spintonamenti, gli schiaffi etc.
  • violenza sessuale: riguarda l’imposizione alla vittima di pratiche sessuali non desiderate o di rapporti sessuali lesivi della dignità o dell’integrità fisica della donna, spesso ottenuti con minacce di diversa natura
  • violenza psicologica: riguarda ogni abuso che leda l’identità psicologica della vittima. Ne sono un esempio gli attacchi e le molestie verbali, l’isolamento della persona rispetto alle relazioni sociali e di supporto, l’esercizio di un ingiustificato controllo motivato dalla gelosia o dall’ossessività, le minacce di abuso o tortura ai danni della donna e/o della sua famiglia o dei suoi cari etc;
  • violenza economica: riguarda ogni atto finalizzato a limitare o negare l’accesso della vittima a risorse di tipo finanziario, come l’occultamento della situazione patrimoniale, il boicottaggio del lavoro, il non adempimento degli obblighi di mantenimento stabiliti dalla legge
  • stalking: riguarda tutti quei comportamenti controllanti che il persecutore agisce nei confronti della vittima, spesso una donna dalla quale è stato abbandonato o rifiutato. Ne sono un esempio i pedinamenti, gli appostamenti, i ripetuti contatti telefonici non desiderati e tutte quelle condotte che pongono la donna in uno stato di soggezione in cui si sente braccata e non più libera.

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[Debora Rossi per babeland.it]