No pain no gain
Nell’era del hic et nunc, (=qui ed ora), del tutto subito, nonostante l’ampia gamma di possibilità erotiche, il rapporto sessuale è diventato sempre più complesso. L’industria pornografica, ormai iper-sdoganata, naviga a gonfie vele nelle innumerevoli voluttà dei suoi clienti.
Dopo la pandemia le relazioni sono diventate molto più complesse. Ritornare al sociale, dopo il lockdown, è stato molto difficile e in alcuni casi non è più stato possibile. Dentro le mura di casa è più facile liberare le nostre psicopatologie, gli acquisti online ci permettono di non dover affrontare l’imbarazzo dovuto agli sguardi altrui, se si desidera acquistare prodotti per l’autoerotismo. Oggi, quindi, è facilissimo ottenere un sex toy, l’offerta è ampia e internet è velocissimo. In ogni caso, anche se il commercio online è sulla cresta dell’onda, sono piene ormai le città di negozi adibiti al commercio erotico. Per i più timidi ci sono le compagnie che vendono anche online; per i più spavaldi è più intrigante aggirarsi nelle strade della città e perdersi nei toy shop.
Sono una ragazza di Genova e ammetto che ne ho incontrati veramente tanti. Ammetto di non essere una frequentatrice di questo genere di negozi, sono più legata ad una relazione affettiva che prevede poco un medium sessuale. Giustamente la Dott.ssa Cristina Tedeschi, ginecologa presso l’Istituto il Baluardo di Genova, nell’intervista sul quotidiano Panorama, afferma: "Nei giovani c’è un calo della sessualità. Molti preferiscono affidarsi ad un computer e ad un sex toy che investire su un rapporto affettivo. La relazione di coppia è sempre più complicata. Nel mio studio arrivano under trenta che hanno paura di fare sesso. Oppure lo vivono in modo consumistico. Come mangiare un hamburger. La componente emotiva è spesso rimossa". Ed è tutto vero! Il medium del sex toy non permette l’affetto, l’empatia, la dolcezza, bensì è violento, freddo, immediato, quasi cattivo, come se su di esso si scaricasse l’impossibilità da parte dell’utilizzatore di tentare una relazione affettiva.
La pandemia, come ho già detto, non ha aiutato. Le persone spesso sono terrorizzate non solo ad uscire di casa, ma anche a stare vicino agli altri. Ed è naturale, ci mancherebbe. Il problema è che di questo passo le relazioni saranno sempre meno. E sempre di più aumenterà la freddezza di un orgasmo, non “sociale”, bensì meramente materiale. Gli esseri umani sono soggetti culturali, soggetti in cui l’intelletto si muove e plasma la materia e viceversa, non siamo fatti per una sola delle due componenti. Perché il sesso è perfetto? Perché, come direbbe Freud, c’è “eros”. L’amore è passione fisica e mentale. In quanti facendo sesso avranno pensato ai momenti belli vissuti con la persona piuttosto che al fallo o alla vulva? È ovvio che questo può accadere anche con un sex toy, ma purtroppo il nostro “giocattolino” non ha l’energia di una persona. Il rapporto è completo quando le energie dei soggetti si amalgamano in una cosa sola. E non bisogna averne paura. La libertà fa paura. È confusionaria. Ma se si impara a gestirla diventa una bomba energetica!
Ed è quello che bisogna imparare a fare. Deve esserci lo spazio per il “gioco”, ma non può esistere solo quello. L’industria pornografica è di base consumista, è una delle armi del capitalismo per tenere gli umpalumpa (noi umani, come direbbe Tim Burton) buoni e tranquilli. Ma non bisogna darle così tanto incentivo. Godete del piacere dei corpi, il gioco deve essere un momento, ma non si può basare in toto la propria attività sessuale su una masturbazione costruita. Il mio consiglio è: giocate, ma soprattutto amate, divertitevi! Il mondo è pieno di persone, pieno e strapieno. E sono tutte persone diverse. I sex toys, invece, alla fine, sono tutti uguali: creati per soddisfare i desideri di un soggetto sofferente e in astinenza. L’amore, invece, è essenza della vita stessa. Nell’amore c’è anche il gioco, ma è molto di più, è chimica, piacere, attrazione mentale, nessuno lo stabilisce, non ha regole e non asseconda i desideri di nessuno, fluisce e naviga per le sue correnti come “cazzo” gli pare.
Margherita Fontana