Transgender e diritti

Ricordate di Gregor Samsa? Ricordate del giorno in cui, inspiegabilmente, si risvegliò nel corpo di un enorme insetto?

Nel suo romanzo, "La metamorfosi", Kafka racconta appunto la storia di questo commesso viaggiatore che all'improvviso si ritrovò trasformato in un enorme scarafaggio. Il romanzo, di cui consiglio la lettura a chiunque non lo conoscesse ancora, descrive in modo estremamente realistico la pur inverosimile circostanza che vede Gregor protagonista, facendo entrare in modo dirompente il lettore all'interno dell'angoscia vissuta dal personaggio nel momento drammatico in cui scopre che il suo nuovo corpo non gli appartiene. Anche i familiari, in particolare i genitori ed in parte anche la sorella Grete, rimangono impietriti di fronte a tale orrenda trasformazione e cominciano ad attuare nei confronti del povero Gregor atteggiamenti di discriminazione, esclusione ed emarginazione.

Senza voler anticipare nulla sulla conclusione della storia, possiamo comunque soffermarci a riflettere su di essa. Chi tra noi può dirsi incapace di empatizzare con il protagonista? Chi tra noi ha difficoltà ad immaginare quale profondo sgomento e quale enorme sofferenza abbia provato Gregor nel ritrovarsi imprigionato in un corpo a lui alieno? Chi tra noi lo criticherebbe se, venuto a conoscenza che esiste un modo per sottrarsi a tale inferno e riappropriarsi delle sembianze che egli sente come congruenti a se stesso, decidesse di sottoporsi ad un intervento per cessare di essere un insetto? Le risposte a queste domande, volutamente provocatorie, sembrano quasi scontate eppure basta cambiare qualche elemento in questa storia e tutto ciò che appare ovvio smetterebbe di esserlo. 

Ne sono la prova le centinaia di commenti intrisi di odio e di violenza che costellano le testimonianze di chi, come Gregor, si è ritrovato in un corpo che sente non appartenergli e decide di far sentire la sua voce a proposito. 

Sto parlando delle persone con disforia di genere che, a volte anche a partire dalla primissima infanzia, vivono nel disagio continuo e profondo di abitare in un corpo estraneo a causa del sesso che è stato loro assegnato alla nascita. 

È così diversa da Gregor quella persona che, definita donna in base al sesso biologico con cui è venuta al mondo, sente in realtà di essere un uomo?

È così diversa da Gregor quella persona che, sentendosi altro, si ritrova a vivere con un seno ed una vagina che non percepisce come suoi né come congruenti alla sua identità?

È così diversa da Gregor quella persona che, non riconoscendosi allo specchio per le sue fattezze fisiche, desidera modificarle per liberarsi finalmente della sua corazza da "insetto"?

Eppure sono in molti coloro che esprimono con modalità aggressive ed inappropriate tutto il loro disprezzo nei confronti delle persone transgender, come se fosse un delitto quello di impegnarsi al fine di abitare in un soma che sia congruente con ciò che invece abita nella "psiche".

Fortunatamente le persone T non sono condannate allo stesso destino del protagonista del romanzo di Kafka, Fortunatamente esistono metodi, estremamente dolorosi tanto a livello fisico quanto a livello psichico, che consentono loro di liberarsi per ritornare a vivere. 

Si tratta di un lungo percorso che, una volta raggiunta la consapevolezza della condizione di disforia di genere ed il desiderio di intervenire, consiste in lunghe valutazioni mediche, psicologiche, endocrinologiche, legali...sino ad arrivare alla sentenza del tribunale che stabilisce la possibilità di sottoporsi alla procedura chirurgica di riattribuzione del sesso dopo aver seguito una terapia farmacologica con ormoni cross-sex.

Stiamo parlando della cosiddetta transizione di genere, ma stiamo parlando soprattutto di diritto all'identità e di diritto alla salute

Le persone T vivono, non soltanto a causa della loro condizione ma principalmente per colpa della reazione sociale alla stessa, in una situazione di intollerabile e prolungato disagio che moltiplica il rischio di autolesionismo, di alienazione, di psicopatologia e anche di suicidio. 

A nessuno di noi è chiesto di farsi carico del gravosissimo peso che le persone T portano sulle proprie spalle, spesso da sole, ma il minimo che possiamo fare è di sostenere la loro legittima scelta di essere se stesse. 

Vogliamo invitarvi a guardare questo bellissimo docufilm, realizzato in occasione dei 10 anni di attività del consultorio transgenere di Torre del Lago, dove un'équipe di professionisti si impegna ogni giorno per tutelare il benessere e la salute di moltissime persone. Si tratta di una testimonianza preziosa che apre uno spiraglio su un tema ancora troppo stigmatizzato e nascosto, attraverso le narrazioni di utenti ed operatori che si raccontano senza filtri.

Un ringraziamento speciale ai protagonisti del documentario che con le loro voci ci permettono di combattere la disinformazione e di promuovere la conoscenza. 

http://www.consultoriotransgenere.it/video.asp