Prostituzione in Tailandia
Nonostante in Thailandia la prostituzione sia de jure illegale, de facto non è così. Storicamente, la prostituzione thailandese, come in molti altri paesi, non era un mestiere “ricercato”, ma piuttosto un fenomeno legato alle razzie e ai saccheggi che accompagnavano le guerre che coinvolsero la Thailandia nel corso della sua storia. Le donne erano spesso considerate bottino di guerra e finivano per diventare concubine dei sovrani dei paesi vincitori. Col tempo, il concubinaggio si trasformò in una forma di sostentamento accettata socialmente, diventando per molte giovani una delle poche possibilità di sopravvivenza. Il concubinaggio fu ufficialmente abolito all’inizio del XX secolo, provocando uno shock culturale ed economico: da un lato, molti uomini furono privati di una consueta forma di compagnia sessuale; dall’altro, le ex-concubine si ritrovarono prive di protezione e mezzi di sostentamento. Ciò portò a un aumento significativo della prostituzione, che rispondeva contemporaneamente ai bisogni degli uni e delle altre.
Durante le guerre del XX secolo, la prostituzione in Thailandia si trasformò in un’industria strutturata. Fu la guerra del Vietnam a far esplodere il fenomeno: la Thailandia divenne una base logistica per i soldati americani in licenza, e luoghi come Pattaya o Bangkok videro crescere esponenzialmente il mercato del sesso. Con la fine del conflitto e il ritiro degli americani, l’industria del sesso rimase in attesa di nuovi clienti, che non tardarono ad arrivare con il boom del turismo internazionale.
Ma come si concilia tutto questo con il Buddhismo Theravāda, la corrente religiosa predominante in Thailandia?
Le influenze del Buddhismo su genere e sessualità in Thailandia si intrecciano con elementi di origine induista, credenze animistiche locali e tradizioni popolari. Nel contesto buddhista Theravāda, le donne sono spesso considerate religiosamente svantaggiate: la loro esclusione dai ruoli monastici è tradizionalmente giustificata dall’idea che siano più legate alle preoccupazioni mondane e quindi meno pronte alla realizzazione spirituale. In questa prospettiva, il ruolo delle donne nella religione si concretizza soprattutto nella sfera laica: sono coloro che nutrono, sostengono e finanziano il monachesimo maschile, permettendo così agli uomini di perseguire la via del risveglio spirituale. Questa visione, pur non giustificando esplicitamente la prostituzione, può contribuire a una narrazione sociale in cui le donne assumono un ruolo funzionale alla realizzazione spirituale o materiale degli uomini. In alcuni contesti, ciò può portare a una normalizzazione della prostituzione, vista come una forma accettabile – o quantomeno tollerata – di supporto economico e familiare.
Il lavoro sessuale viene percepito come una professione qualsiasi, e numerose testimonianze raccontano di donne che vedono nella prostituzione un’alternativa concreta alla povertà, in grado – secondo alcune di loro – anche di ridurre il rischio di violenze sessuali, offrendo agli uomini un canale di “sfogo” regolato. Si tratta, naturalmente, di visioni soggettive, che non sostituiscono un'analisi etica più ampia. I principali centri della prostituzione in Thailandia sono Bangkok, Patpong, Nana Plaza, Pattaya e Phuket. Le stime sul numero di sex workers variano sensibilmente, anche a causa della natura in larga parte informale del settore. La Thailandia, in ogni caso, rappresenta uno dei principali poli del turismo sessuale a livello globale.